Massoneria come società interstiziale e autopoietica

Francesco Angioni

Osservazioni sociologiche di alcuni aspetti della Massoneria

Massoneria come società interstiziale

La Massoneria appare fin dal suo inizio e probabilmente in forza della sua origine, come società che non è della corte, né della chiesa, né del parlamento, né della borsa.
Essa è una society of anywhere, società dell’ovunque o in termini sociologici, è società interstiziale, sta nella società senza appartenervi, è ovunque senza appartenere a nessun aspetto della società.
Al di là della mitologia massonica, il vero luogo di nascita della Massoneria furono i locali di ritrovo, caffè, pub, pensioni e alberghi, club perché in essi si identificava e raccoglieva l’ovunque sociale e civile della società inglese dell’epoca. Ma non solo inglese, infatti negli equivalenti dei ritrovi inglesi, in tutti i paesi europei, lì si riunirono le prime logge massoniche. Essi erano luoghi ove tutto avveniva, lì si facevano affari e stipulavano contratti, lì si discuteva di letteratura e di scienza, lì si ragionava di teologia o si facevano i piani di rivolte e d'alleanze politiche. In particolare i pub e caffè erano i luoghi maggiormente deputati al riunirsi sociale ove tutti si incontravano attorno ai tavoli, in fertile amalgama di condizioni sociali, mercanti e nobili, ignoranti e dotti, poveri e ricchi. Lì si andava per stare assieme discutendo di tutto. Se si voleva stare assieme ed evitare il prevalere di dispute acerrime, che sicuramente avvenivano, si dovevano stabilire regole di buon vivere assieme e del buon discutere. Conveniva stabilire una pragmatica, senza regole formalmente definite, che oggi si chiamerebbe del rispetto reciproco, pragmatica che in seguito diventerà regola principe della Massoneria. Questa condizione di interstizialità consentì il pervadere della Massoneria nella società europea della fine del XVII e del XVIII secolo. Essa, come già detto, non si raccolse in luoghi istituzionali, e delle istituzioni politiche o religiose o economiche quindi non faceva parte; era società che potremmo definire, con termine generico, del sociale e per questo poteva accogliere, in linea di principio, chiunque.
In queste condizioni di interstizialità sociale non possono albergare i concetti di giustizia classista, ovvero di relazioni basate sulle sperequazioni economiche e di classe; era una pragmatica del protoilluminismo inglese e francese seicentesco e della sua idealità essenziale, fondata su concetti di religiosità elementare che non distingueva tra una corrente teologica e l’altra, religiosità così basilare al punto di riferirsi a un Ente Supremo non definito e non spiegato, su una morale condivisibile da tutti gli uomini e anche su concetti di giustizia sociale elementare, fatta di pochi ed essenziali principi che saranno poi le strutture ideologiche portanti della futura democrazia occidentale, gli stessi principi che un secolo dopo saranno consacrati dall’Illuminismo francese ed europeo.
Le condizioni per entrare in questa società egualitaria erano elementari nella loro semplicità: essere in buona salute, essere liberi, cioè non essere schiavi o sottoposti a servitù (in società allora schiaviste) o sotto coercizione della legge, avere una buona reputazione e sani principi. Solo questo. Altrettanto semplice ed elementare era il rapporto con le questioni inerenti i poteri istituzionali, statali e religiosi; riprendendo i principi della Royal Society quando ci si riunisce non si devono affrontare questioni politiche o religiose, che sempre sono motivo di dissidio o che possono attirare lo sguardo malevolo delle istituzioni.
Possiamo definire dunque la Massoneria nella sua forma come una società interstiziale elementare.
Tutt’altro discorso è quello sui suoi contenuti, sulla sua sostanza, che tutto può essere definito meno che elementare ed interstiziale. Al suo interno la Massoneria era e rimane una società gerarchica e verticistica, ugualitaria per un verso e di gradazione del potere interno per un altro, elitaria per iniziaticità e segreta per esotericità. Tutti aspetti che la rendono estremamente complessa e difficile da comprendere e conoscere dall’esterno.

Massoneria come società autopietica

La Massoneria è una società che nelle sue relazioni con la società civile e statuale può apparire come società interstiziale; d'altro  canto, dal suo punto di vista interno, può essere definita, prendendo il termine da Humberto Maturana[1], come società autopoietica[2], ovvero società che è in grado di elaborare autonomamente un sistema di miti, rituali e linguaggi simbolici che la determinano come sistema autoriflessivo, in sé determinato, chiuso ed autoriproducentesi.
Tale società, costituitasi in forme di logge, prima estranee l’una all’altra e poi aggregate in Gran Logge, si sorreggeva su un apparato ideologico ugualitario e democratico, in un’epoca europea caratterizzata quasi totalmente da regimi monarchico-assolutisti.
Tale ideologia si distingueva sul suo valore fondante dell’iniziaticità ed esotericità del suo pensiero e del suo operare rispetto alle altre forma associative dell'epoca. Inoltre, un altro aspetto la distingueva rispetto alle usuali forme sociali, quello della segretezza. Questi tre pilastri, uguaglianza, democraticità e segretezza, venivano a costituire una sorta di legame sociale che poneva la loggia come micro-società separata dal resto delle forme sociali civili e religiose. È importante osservare che tale legame tendeva ad assumere la forma di prefigurazione della riforma della società profana, che nel secolo successivo si realizzò in molti stati, talora in modo implicito e in non pochi casi in modo esplicito.
Alcuni autori considerano le logge massoniche come “attività mitopoietiche” che, in seguito, daranno luogo alle forme sociali ed associative prettamente politiche come i partiti di massa e le unioni sindacali.
La Massoneria, da un punto di vista sociologico, oltre che storico e di filosofia del pensiero politico, si definirebbe come azione mitopoietica, cioè società che inventa il legame sociale estraneo ai circoscritti ambiti socio-professionali, religiosi e politici ponendosi come modello originale di una società di cui si sentivano forti le istanze di cambiamento e circondando questa nuova visione in un ambito di allegorie che ne giustificavano l'ascendenza mitica. Essa è dunque, in senso sociologico, la matrice da cui si fonderanno le forme politico-democratiche e repubblicane che ancora oggi, nel XXI secolo continuiamo a vedere come universalmente valide. Sostenuto
Nell’età del XVII e XVIII secolo, epoca di grandi rivolgimenti morali e religiosi, culturali e politici, la Massoneria s’imponeva come un’originale forma associativa non fondata sui legami di sangue e di professionalità. Le gilde e corporazioni scomparivano a fronte degli impetuosi cambiamenti tecnologici che pretendevano nuove forme professionali e nuovi processi produttivi, le chiese si frantumavano e si combattevano con ferocia inaudita rimodellando gli stessi confini statali e le istituzioni conseguenti ai nuovi stati.
Tutto ciò avveniva con gran spargimento di sangue e spreco di risorse economiche e sociali. Finalmente a ciò seguì un’ondata di reazione morale, con la richiesta di opporre all’intransigenza religiosa e politica la tolleranza civile, ed anche una reazione di innovativi rapporti sociali di produzione che portava al sorgere di nuove classi sociali, più consapevoli del proprio ruolo nella storia dell’umanità europea e non solo.
Nella seconda metà del '700 si vedevano crollare, almeno nella loro giustificazione ideale, gli ordinamenti sociali gerarchicamente fondati e, d'altro verso, l’idea di uguaglianza si diffondeva ovunque, pur tra le profonde contraddizioni interne delle chiese e l’opposizione istintiva dei governi assolutisti, superando i confini tra stati, tra classi sociali, tra credi religiosi, tra sistemi produttivi.
L’Europa del XVII e XVIII secolo conosceva una forma di globalizzazione socioculturale travolgente, qualitativamente non dissimile da quella odierna. Questa globalizzazione rivalutava la soggettività della persona, già ampiamente elaborata dalla Riforma protestante e veniva radicalmente e non casualmente affermata dalle prime logge massoniche britanniche.
La globalizzazione seicentesca e settecentesca condusse all’affermarsi del diritto in una sua visione naturalistica, depurata delle concettualizzazioni metafisiche sia in campo religioso che statuale, tale per cui si mise in discussione non solo il potere inteso per diritto divino, ma anche lo stesso svolgersi dei rapporti sociali di produzione secondo regole teologicamente fondate. La morale veniva a ridefinirsi sulle condizioni del soggetto che assumeva la valenza di riferimento di ogni vivere sociale e civile e che, alla fine, con Hegel, veniva separato il costrutto logico tra i distinti concetti di morale ed etica.
Nelle logge si attuavano forme relazionali che negavano le differenziazioni di classe, tanto che in quelle esclusivamente composte da nobili, questi rinunciavano alla formale gerarchia nobiliare fino al punto di incominciare ad accettare all'interno delle proprie logge, in una forma di radicale egualitarismo, persino chi non era nobile. Soggettività e diritto si combinavano in modalità poietica dando forma a nuovi sistemi di vivere associato ove il diritto di cittadinanza era prescrittivamente assoluto, e che nelle logge si universalizzava operativamente e teoreticamente prendendo forma di ideologia illuministica.
Nella loggia le relazioni interpersonali dipendevano da una dimensione giuridica mitopoietica, assolutamente estranea al mondo profano e insieme si circoscriveva in una dimensione autopoietica che la difendeva dalle interferenze sociali. I rituali iniziatici si autodefinivano come magistratura della condotta morale e civile che prescindeva da quella profana e tale magistratura massonica s’esprimeva in forma di certificazione iniziatica dell’essere soggetto agente dentro e fuori la loggia.
Il destino dell’iniziato si prefigurava come manifestazione del destino futuro di tutta l’umanità, come momento genetico dell’edificazione di nuove identità collettive, come elemento primordiale del laboratorio della modernità.
Forse solo Hegel è stato in grado di intuire la grandiosità del mutamento della sua epoca in termini così netti e liberi da ogni preconcetto culturale, quando chiedeva, nelle sue Lezioni di Estetica: 'Che cos'è sacro?' chiede una volta Goethe in un distico e risponde ' è ciò che lega insieme molte anime'. In questo senso possiamo dire che il Sacro, con le finalità di questo legame e proprio in quanto questo legame, ha costituito il primo contenuto dell'architettura [come opera] autofinalizzata. L'esempio più diretto ci è offerto dalla storia della torre di Babele... tutti lavorano in comune e la comunanza della costruzione diviene al contempo il fine ed il contenuto dell'opera stessa. La fondazione di questo legame sociale in effetti non costituisce una mera unione patriarcale, anzi l'unità familiare proprio allora si è dissolta; l'edificio che svetta nelle nuvole è il simbolo della dissoluzione della società primitiva e del formarsi di una nuova e più ampia unione... così come nel nostro tempo sono i costumi, la consuetudine e l'ordinamento dello Stato fondato sulla legge che stringono questi legami.



[1] Humberto Maturana  biologo, cibernetico e filosofo cileno. Ha sviluppato la teoria dell'autopoiesi integrando scienza, filosofia e umanistica in una epistemologia sperimentale concependo la realtà come un costante processo di consenso sociale: una comunità pensante è oggettivamente presente appena appare come consensuale; il consenso è sorretto dall’apparire reale del fenomeno. Maturana ha così sostituito al concetto di oggettività il nuovo concetto di costruttivismo.
[2] Un sistema autopoietico è un sistema autoriflessivo, autonomamente esistente e autoriproducente. Un sistema autopoietico si rappresenta come processualità di creazione, trasformazione e distruzione dei propri componenti che, interagendo fra loro, elaborano la capacità di rigenerazione del sistema stesso. Tale sistema si autodetermina esistenzialmente mediante il controllo della distribuzione relazionale ottimale delle componenti al suo interno.